– Il diritto all’istruzione e all’educazione da un documento del congresso mondiale pastorale per gli zingari –
La tutela del diritto all’istruzione scolastica e professionale dello zingaro: possiamo affermare che la convenzione dell’ONU relativa ai diritti del bambino, entrata in vigore il 2 settembre 1990, è tra le più bistrattate tra le convenzioni internazionali, in riferimento ai bambini zingari, nella quasi totalità delle sue disposizioni. Noi ci limitiamo a rilevare qui, il loro diritto all’educazione e all’istruzione. La Raccomandazione del Consiglio d’Europa agli Stati Membri del 2000 (R (2000) 4) è a questo riguardo estremamente pertinente sia per quanto concerne l’analisi della situazione in materia oggi, sia per le raccomandazioni che propone per migliorarla. La Raccomandazione evoca l’elevato tasso di analfabetismo e di semi-analfabetismo che imperversa in questa comunità, l’ampiezza dell’insuccesso scolastico, la bassa proporzione di giovani che terminano i loro studi primari e la pertinenza di fattori come l’assenteismo scolastico, situazione che mette in evidenza come sul piano della tutela dei diritti degli zingari all’istruzione vi siano ancora lacune gravissime. Lacune che trovano la loro spiegazione da un insieme di fattori e di condizioni preliminari, specialmente negli aspetti economici, sociali, culturali, nel razzismo e nella discriminazione e che esigono, per essere colmate una politica attiva concernente non solo l’educazione degli adulti e l’insegnamento professionale ma mirante anche all’implicazione e partecipazione responsabile delle Comunità Zingare nella gestione di tutte le attività inerenti alla scolarizzazione dei loro figli senza che questa, come avviene frequentemente oggi, sia demandata con spirito assistenzialistico ad associazioni esterne. A questo riguardo dobbiamo richiamare la risoluzione già emanata dal Consiglio e dai Ministri dell’Educazione riuniti in seno al Consiglio dell’UE del 22 maggio 1989 concernente la scolarizzazione dei ragazzi zingari (89/C153/02).
Il contenuto di questa risoluzione dovrebbe essere ritenuto la base di ogni elaborazione di norme che coprano l’insieme dei Paesi Membri del Consiglio d’Europa. Si tratta di un documento importante per gli Zingari, perché sottolinea che “la loro cultura e la loro lingua fanno parte da più di mezzo millennio del patrimonio culturale e linguistico della Comunità”. In una raccomandazione del Comitato dei Ministri del 03.02.2000 (R (2000) 4), vengono annunciati diversi principi che dovrebbero regolare queste norme. Per quanto concerne le strutture viene sottolineata innanzitutto la necessità che le politiche educative in materia siano accompagnate da mezzi adeguati e da strutture scolastiche indispensabili per tradurre la diversità delle comunità rom/zingare in Europa e tener conto del modo di vita itinerante o semi-itinerante. A questo riguardo la raccomandazione suggerisce anche un eventuale ricorso a un sistema d’educazione a distanza. Si raccomanda di sviluppare, rendendolo accessibile, l’insegnamento pre-scolastico, per garantire successivamente ai ragazzi zingari l’accesso a quello scolastico.
A questo scopo si raccomanda soprattutto – come condizione fondamentale per la riuscita di queste misure – la comunicazione e l’implicazione dei genitori, con il ricorso eventuale di mediatori culturali appartenenti alle stesse comunità zingare, rendendo loro possibile l’accesso a una carriera professionale specifica. Altra misura raccomandata è la diffusione delle informazioni ai genitori zingari concernenti l’obbligo dell’educazione e i meccanismi di sostegno che le municipalità possono offrire alle famiglie. Per l’adattamento dei programmi scolastici e il materiale pedagogico, si suggerisce di incoraggiare la partecipazione dei rappresentanti delle comunità zingare all’elaborazione dei materiali concernenti la storia, la cultura e la lingua Rom, di cui la Raccomandazione propone l’insegnamento là dove la lingua Rom è parlata. L’educazione dei ragazzi zingari dovrebbe far parte integrante del sistema educativo globale. A tale scopo si dovrebbero prendere misure nei programmi ordinari di formazione iniziale e permanente degli insegnanti, ed estendere il reclutamento e la formazione dei maestri anche in direzione delle comunità zingare. Gli Stati Membri dovrebbero condurre sistematicamente la valutazione delle loro politiche educative in
questo settore tenendo conto di un insieme di criteri, tra cui anche gli indici di sviluppo personale e sociale, senza limitarsi a stabilire stime sul tasso di assiduità o di insuccesso scolastico. Queste raccomandazioni implicano evidentemente che gli Stati Membri sensibilizzino, in quest’ottica, i Ministeri dell’educazione all’educazione dei ragazzi zingari, e siano previsti adeguati finanziamenti nel quadro del budget nazionale. Lo sviluppo della scolarizzazione nelle comunità zingare permetterà loro, attraverso lo sviluppo della letteratura scritta e la partecipazione all’informazione, di diventare i propri osservatori e gli osservatori dell’ambiente che li circonda e a far capire a questo ambiente che quanto essi domandano, come sottolinea Jean-Pierre Liégeois concludendo la sua opera già citata, è semplicemente il rispetto di un modo di vita nel rispetto del diritto comune, inclusi, come già abbiamo accennato il diritto, nell’ambito dell’Unione Europea, dell’apprendimento adeguato della lingua ufficiale locale. In materia di istruzione e di educazione dei ragazzi zingari (quelli in età scolastica presenti oggi in Europa sono stimati a 4 milioni), è urgente che i governi si pongano esplicitamente il problema, sotto l’aspetto politico, nell’ottica cioè dell’avvenire democratico dell’Europa e della sua costruzione, nel quadro dell’educazione alla cittadinanza democratica fondata sui diritti e le responsabilità dei cittadini. La valorizzazione delle risorse umane e culturali che rappresentano potenzialmente questi 4 milioni di ragazzi e adolescenti zingari deve costituire un’urgenza per i governi europei. Misuriamo la perdita per l’Europa di 4 milioni di giovani zingari in età scolastica, di cui la metà non è mai stata secolarizzata? Chi se non gli Zingari stessi possono salvare la loro cultura e la loro lingua che – come abbiamo visto più sopra – fanno parte da più di mezzo millennio del patrimonio linguistico e culturale della Comunità?