Sono un ex membro della commissione consiliare Sicurezza, decentramento e aree cittadine del Comune di Milano, per la Lista Letizia Moratti. Ho deciso di raccontare alcune cose vissute in prima persona perché ho assistito a una serie di episodi che mi hanno portato a dire basta. La storia che racconto potrà non sembrare reale. Ma lo è. Prima o poi le differenze tra sindaco e vicesindaco sarebbero dovute emergere. Dopo anni passati nelle loro stanze posso confermare che sono entrambi persone di potere, attaccate alla poltrona. Nonostante su stranieri e criminalità i due si trovino spesso d’accordo, il giorno della festa di via Padova sono entrati in contraddizione. Ecco dunque la signora che dichiara che il clima non è più teso, che sta per iniziare la fase due, di recupero.
Il numero due di Palazzo Marino, lo stesso giorno, parla invece di un episodio di violenza accaduto sabato sera, una lite tra sudamericani proprio al parco Trotter, e riferisce di un incendio scoppiato in via Clitumno. Secondo De Corato quanto accaduto dimostra che i controlli delle forze dell’ordine e della polizia locale sono ancora necessari. Questo disaccordo arriva da lontano. I due non si sono mai sopportati. Tanto che Letizia Moratti, per cercare di mettere un po’ in riga un personaggio che non riesce a contenere la propria esuberanza, aveva deciso di organizzare una trappola. Sono stato contattato personalmente dal sindaco. Ho sempre lavorato nel campo della comunicazione, la mia esperienza è nota a molti. Ed ero la persona giusta. L’operazione era anche abbastanza semplice. Si trattava di veicolare un messaggio contraddittorio che potesse sollevare dei dubbi sull’operato dell’assessore alla Sicurezza e sulla sua effettiva capacità di governare. Abbiamo studiato a lungo la campagna. Alla fine abbiamo deciso per un logo simbolico che lanciasse un forte messaggio. Il logo del comune di Milano, al quale, al posto della corona di torri, è spuntata una corona di spine, a dimostrazione dello stato di sofferenza della città.
La Moratti all’inizio era perplessa. Poi ha capito. In questo modo si poteva far leva sulla sofferenza. Ironizzare sulla necessità di costringere la gente a provare paura. Sarebbe poi arrivata lei, con aria salvifica, a lanciare un messaggio positivo, di speranza, di benessere, di soluzione reale.
Tutti pensavamo fosse davvero convinta e credesse realmente che la città meritava un messaggio diverso da quello terroristico di De Corato. Per questo ho deciso di preparare i cartelli che sono spuntati nella notte di venerdì scorso in via Padova e in via Paolo Sarpi.
Il Comune dice: scusateci.
Scusateci perché non abbiamo saputo fare una politica d’integrazione. In quattro lingue. Così che gli stranieri possano capire.
Giustizia è fatta.